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Buon Compleanno Mago Farina - Mago Farina
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Buon Compleanno Mago Farina

Buon compleanno Mago Farina!

 

Mago Farina rientrò al mulino dopo essere stato al mercato nel paese Senzariso. Si accorse subito che non c’era il solito via vai nell’orto e nell’aia. Raspina doveva essersi allontanata con Crusca. Nemmeno di Frollino c’era traccia.

Aprì la porticciola di legno ed entrò nella fresca penombra e nel profumo del mulino.

Silenzio.

Non aveva ancora richiuso quando fu investito letteralmente da una palla di piume e zampette unghiute che gli piovve in braccio con pochissima grazia ma molta gioia e un tripudio di penne marroni, gridando:

“Buon compleanno Mago Farina!”

Subito dopo il buffo “assalto” di Raspina, anche Crusca e Frollino emersero dalla penombra e gli si avvicinarono festosi. Lui si accorse della tavola imbandita di leccornie: torta di mele, biscotti, crostate al miele e un cesto di frutti di bosco, i suoi preferiti.

“Grazie amici cari!” fece lui commosso. Non si aspettava di certo una festa a sorpresa, non ne riceveva una da quando era piccolo. L’idea doveva essere stata di Raspina.

Rimase a guardarli, senza sapere cosa dire. Avrebbe voluto scusarsi per averli trascurati negli ultimi tempi, tutto preso dalle proprie preoccupazioni. Avrebbe voluto ringraziarli per la loro preziosa amicizia. Avrebbe voluto contraccambiare e dare loro qualcosa in più, magari un mulino con un campo intorno più grande, un’aia più confortevole, un…

“Perché piangi, scusa?” gracchiò Raspina pronta a brontolarlo.

”Non mi merito tutto questo. Io… Ultimamente non sono stato molto presente con la testa e quasi sempre sono di pessimo umore e…” iniziò.

“Non dirlo nemmeno per scherzo! Non è un momento facile per nessuno” lo riprese dolcemente Crusca, comprendendo bene il suo dispiacere.

“Io invece accetto le tue scuse! Sei stato proprio un mago pasticciere noioso e antipatico negli ultimi tempi. Guarda, un paio di volte ho seriamente pensato di andarmene e trasferirmi da Mastro Gnè Gnè. Pensa un po’ come son messa!” borbottò Raspina con un’aria da tacchino offeso.

Frollino si accucciò nel suo angolino, mordicchiando un pezzetto di  biscotto scovato sotto il tavolo.

Si misero a fare merenda, assaporando quelle prelibatezze, in particolar modo la torta soffice di mele e mandorle che adorava e che aveva per lui un significato speciale. D’un tratto però Mago Farina saltò su chiedendo loro:

“Scusate, ma chi vi ha aiutati a preparare tutto questo?”

Raspina sbuffò guardando in su. Crusca non stava più sugli zoccoli dall’emozione di rivelargli la seconda sorpresa. Frollino abbaiò a una farfalla posatasi sull’anta della credenza.

“Ebbene sì tesoro, c’è il mio zampino dietro…” disse qualcuno dal vano delle macine. Mago Farina riaprì gli occhi. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.

Corse incontro alla sua cara e minuta bisnonna Sorriso. Cercò di abbracciarla e sollevarla in aria con la delicatezza riservata alle cose fragili e preziose ma le sue braccia strinsero soltanto l’aria.

“Non fa niente! Sono un po’ di qua e un po’ di là, e non resterò a lungo. Raspina mi ha aiutata con la torta, Crusca con i biscotti e Frollino…. Be’ Frollino ci ha fatto molta compagnia!”

“Questo è il regalo più bello della mia vita! Non sai quanto mi sei mancata…” e si rimise a piangere come quando era piccino.

La bisnonna Sorriso, trasparente dono dall’aldilà, gli asciugò il viso e gli diede un pizzicottino affettuoso sulla guancia.

“Adesso basta tristezza! C’è o no un compleanno da festeggiare?” disse mostrando il suo bellissimo sorriso sdentato.

Crusca, Raspina e Frollino si diedero alla pazza gioia iniziando a rincorrersi tra loro fuori e dentro il mulino.

La bisnonna guardò il pronipote con tenerezza e complicità.

Dopo un po’ lui le chiese ancora incredulo:

“Come puoi essere qui?”.

La vecchina gli indicò l’oggetto di legno a forma di corno su un ripiano vicino alla finestra.

“Un Chiama chi ami? Da dove è saltato fuori?”

“Raspina mi ha detto di esserci inciampata sopra nel capanno di Mastro Gnè Gnè che alla fine glielo ha regalato, pensando fosse rotto. Ma con me ha funzionato perché ti ho sentito forte e chiaro.  La tua amica pennuta mi ha confidato che là dentro ci sono un sacco di cose bizzarre ma anche dei veri e propri tesori, come questo corno di legno. Chissà cos’altro verrà fuori da lì… Comunque devono volerti molto bene. Mi hanno chiamata con il pensiero per giorni. Alla fine eccomi qua!”

“Giocate a Rimpiattato come un verme?” pigolò Raspina saltando sul davanzale della finestra.

“Magari un’altra volta cara” rispose nonna Sorriso.

La sua figura trasparente si stava assottigliando sempre più. Decisero di uscire all’aperto. Il sole creava con i suoi capelli bianchi giochi luminosi, come fosse circondata da tanti minuscoli arcobaleni.

Restarono tutti a guardarla senza parole.

Mago Farina capì che stava per tornare nel luogo luminoso da cui era venuta. Aveva però una cosa importante da dirgli.

“Tesoro mio, sei grande ormai ma per me sarai sempre il mio maghetto timido e introverso. Non dimenticare mai quanto sei riuscito a costruire con le tue forze ma soprattutto non dimenticare quanto vali. I momenti bui passeranno, neon temerli. Hai le capacità per affrontarli. E questa combriccola di amici ti accompagnerà ovunque, me sono certa. Non farti mai afferrare dalla tristezza, ricorda che se io adesso sono qua, è perché hai creduto nella magia e nel potere dei sentimenti. Sono fiera di te e ti sono vicina, come il vento. Non dimenticarti mai di questo.”

Mago Farina fece un cenno di assenso con il capo e le si avvicinò per darle un soffio di bacio sulla fronte.

“Grazie nonna per tutto quello che mi hai insegnato e per essere tornata da me. Ti voglio bene.”

Prima che la bisnonna Sorriso svanisse nel vento, Raspina le corse dietro trafelata per domandarle cose di primaria importanza:

“Ma dove sei tu per caso ci sono i vermi? E i chicchi di mais?”

“In abbondanza cara!” rispose lei facendole l’occhiolino. La pennuta sembrò gradire molto quella confidenza. “Bene a sapersi” avrebbe continuato a ripetersi per giorni con un sorrisetto compiaciuto tra un uovo deposto e l’altro.

Mago Farina restò a lungo a guardare le fronde del salice in fondo al sentiero, sfiorate appena da quel vento magico.

Da qualche parte nella memoria rivide se stesso da bambino con la bisnonna, seduti all’ombra a fare merenda con una squisita fetta di torta di mele e mandorle. Fu in un pomeriggio così che aveva capito che cosa avrebbe fatto da grande.

 

Sonia Barsanti     https://gliocchidellalibellula.wordpress.com/