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Il mercato: un mondo pulsante - Mago Farina
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Mercato: un mondpo pulsante

Il mercato: un mondo pulsante

Mercato

Uno degli aspetti più vivaci del nostro lavoro è sicuramente la vendita on the road. Eventi, fiere, mercati rionali: il contatto diretto con la gente riserva molte sorprese. C’è un mondo pulsante ad attenderci.

Il brusio in sottofondo, la curiosità di chi guarda, la timidezza di chi si avvicina, poi si ferma e prosegue. Per poi ripensarci un attimo dopo e tornare indietro. Basta un cenno, magari un sorriso con gli occhi, una rapida panoramica dei nostri prodotti. Ed ecco una scintilla improvvisa.

È la scintilla che accende la conversazione. Così iniziamo a raccontare chi siamo e cosa facciamo. Soprattutto in cosa crediamo. E alla fine si scopre anche quel pezzetto di vita sconosciuta di chi ci sta di fronte. È come guardare la quotidianità di un altro dalla porta che lui stesso ci tiene aperta. Questo momento di scambio mette buonumore e infonde fiducia. È come se ci fosse fame di contatto umano, e i biscotti non fossero altro che un pretesto (un pretesto goloso, a dire il vero!) per dischiudere la propria solitudine.

I mercati sono luoghi di scambio dove i clienti  poco a poco diventano conoscenti e infine volti amici che finiscono per far parte della nostra sfera personale e professionale. Ci sono mercati più vivaci di altri, dove il tempo passa senza nemmeno accorgersene e altri più spenti, privi di quella leggerezza colorata che in genere li contraddistingue.

Anche i mercati in fin dei conti sono specchio dei tempi.

Esiste tutto un mondo pulsante che affascina e incuriosisce chi si ferma a osservarlo e ad ascoltarlo.

Storie, desideri, bisogni, sguardi si sfiorano, si intrecciano fino a tessere una rete invisibile di parole, di pensieri, di consigli e di gesti reciproci.

Al mercato ogni volto è una storia

Ci sono persone che sembrano uscite da una commedia talmente sono buffe, altre che sono sigillate nel loro mondo invalicabile.

C’è chi non si stacca dal telefono, chi è assorto, chi è triste, chi è carico di buste, chi ha il sacchetto vuoto, chi alle dieci del mattino mangia patatine, chi non scende dalla bicicletta, chi va al bancomat, chi parcheggia in doppia fila per andare a fare colazione, chi si ferma a salutare un amico, chi discute di tutto e di niente.

Qualcuno ringrazia con troppe cerimonie e altri nemmeno fanno un cenno educato.

Alcune persone ci guardano senza vederci, altre vanno di fretta portandosi dietro figli, cani, genitori, amici. Tutti di corsa, neanche a dirlo.

C’è la pensionata con il suo carrellino della spesa, affezionata a un biscotto specifico. Vuole proprio quello.

Ci sono i due fratelli già di una certa età che vivono uno per l’altro ma si vergognano ad ammetterlo e se la ridono a prendersi in giro a vicenda con un sottile humor inglese. Hanno trovato il loro equilibrio: uno sceglie ridendo mentre l’altro paga borbottando. Ma si percepisce che sono legati da qualcosa di meraviglioso. E se glielo fai notare, fanno improvvisamente i timidi.

C’è la signora con la nipotina sul passeggino che ogni volta ci racconta dove stanno andando. Così, come se fosse un rituale: si ferma, saluta e racconta. Perché il mercato è condivisione gioviale, a volte un po’ caotica, ma ti travolge con la sua vitalità multiforme.

Al mercato ci sono i colleghi di stand. Le loro storie, le loro peripezie quotidiane, i volti segnati, le facce tese, le risate sguaiate, le battute ironiche, la stanchezza e le aspettative per la giornata.

E questa è un’altra storia.